In Giappone donna sterile partorisce dopo trattamento dell’ovaio

2 Ottobre 2013 0 Di redazione

Da Giovanni D’Agata riceviamo e pubblichiamo:

Una donna sterile di 30 anni ha partorito dopo che i chirurghi una volta rimosse le ovaie e trattato in un laboratorio i tessuti gliele avevano re-impiantate.

La tecnica sperimentale è stato testata solo in un piccolo gruppo di donne giapponesi con un particolare tipo di problema di infertilità, ma gli scienziati sperano che possa anche aiutare le donne anche dopo i 40 anni che hanno difficoltà a rimanere incinta a causa dell’età.

La neomamma ha dato alla luce un figlio a Tokyo lo scorso dicembre, e lei e il bambino continueranno ad essere sani, ha sottolineato il dottor Kazuhiro Kawamura della Scuola di Medicina dell’Università di St. Mariann a Kawasaki, in Giappone. I dettagli della nuova tecnica sono stati descritti in un rapporto pubblicato online lunedì scorso dal Proceedings of National Academy of Sciences.

Alla madre, la cui identità non è stata resa nota, era stato diagnosticata un’insufficienza ovarica primaria, una forma rara di sterilità che a volte è chiamata menopausa precoce, così non comune tanto da apparire in circa l’1 % delle donne in età fertile. La causa della maggior parte dei casi non è nota, ma il risultato è che l’ovaio ha difficoltà a produrre ovuli.

Tale disfunzione lascia solo dal 5 % al 10 % di possibilità di avere un bambino a meno che non si venga sottoposti a particolari trattamenti. Il trattamento standard avviene utilizzando ovuli di donatrici.

Dopo la procedura sperimentale, Kawamura e colleghi sono stati in grado di recuperare ovuli da 5 delle loro 27 pazienti. Tra queste una donna ha continuato ad avere aborti spontanei, una non è rimasta incinta, e altre due non hanno ancora tentato la gravidanza.

L’approccio è diverso da quello che è stato fatto per preservare la fertilità in alcuni pazienti affetti da cancro, per cui normalmente il tessuto ovarico veniva rimosso e conservato. Il nuovo metodo ha coinvolto le ovaie che non riescono a funzionare normalmente.

Nelle ovaie, com’è noto, gli ovuli maturano in strutture chiamate follicoli. Per le donne con la condizione che del nuovo studio mirato, i follicoli non sono presenti o non riescono a produrre ovuli. Il trattamento sperimentale è stato progettato per stimolare follicoli dormienti.

In primo luogo, le ovaie delle donne sono stati rimosse e tagliate in strisce, che poi sono state congelate. Più tardi le strisce sono stati scongelate e tagliate a piccoli cubetti, un passo destinato a stimolare la maturazione dei follicoli. Quindi i cubetti sono stati trattati con farmaci per stimolare ulteriormente lo sviluppo dei follicoli. Infine i cubi sono stati trapiantati appena sotto la superficie delle tube di Falloppio delle donne. Ovviamente il trattamento non è d’aiuto per le donne senza follicoli

Entro sei mesi, otto donne hanno mostrato segni di maturazione follicolare, e cinque di loro hanno prodotto gli ovuli per la fecondazione in laboratorio con lo sperma del marito. Gli ovuli fecondati sono stati coltivati in embrioni precoci, che sono stati congelati per la conservazione. Nei tre tentativi di gravidanza, uno o due embrioni sono stati impiantati nelle donne.

I ricercatori hanno scoperto che la metà delle 27 pazienti non aveva follicoli, il che significava che il trattamento non si poteva fare, come ha correttamente spiegato Aaron Hsueh dell’americana Stanford University, autore senior dello studio. Ha anche evidenziato che i ricercatori sperano di trovare un modo per stimolare i follicoli senza rimuovere le ovaie.

Il dottor Sherman Silber del centro contro l’infertilità di St. Louis sempre negli USA, ha criticato l’approccio del metodo, dicendo che ha avuto successo per l’utilizzo di farmaci, piuttosto che per un intervento chirurgico per curare la particolare condizione. È, inoltre, in disaccordo con la spiegazione dei ricercatori per il motivo per cui il loro trattamento ha funzionato.

Alcuni altri esperti hanno sottolineato che il trattamento farmacologico spesso non funziona.

Va detto, però che i nuovi risultati, per gli stessi autori della ricerca, devono essere considerati come preliminari.

Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, al di là delle vivaci polemiche tra esperti circa tali studi sperimentali, nonostante le critiche, fanno ben sperare che si sia intrapresa la strada giusta per ridare speranza a tutte quelle coppie desiderose di avere dei figli che possano ereditare integralmente il patrimonio genetico di mamma e papà. Ciò anche perché se superassero tali fasi sperimentali con successo, eliminerebbero i noti e aspri scontri bioetici tra pro e contro la procreazione eterologa, riducendone al minimo il ricorso.