Donne come schiave, Sgominata la banda “proprietaria” della prostituzione sull’asse attrezzato a Frosinone

Donne come schiave, Sgominata la banda “proprietaria” della prostituzione sull’asse attrezzato a Frosinone

24 Giugno 2015 0 Di redazione

L’rresto è scattato questa mattina nella nota sala slot machine aperta 24 ore su 24 a Frosinone, nel cui parcheggio, qualche mese fa , il gruppo di rumeni si era scontrato con quello degli albanesi per stabilire i confini del mercato della prostituzione. Era lì, luogo sempre aperto e sempre affollato che, facevano tappa nei ritagli di tempo, tra un controllo e l’altro alle loro prostitute.

arrestato

Quattro arresti a Frosinone, uno in Spagna, il sesto in Romania , così la squadra mobile di Frosinone, in collaborazione con gli agenti del commissariato di Cassino, hanno sgominato, l’organizzazione malavitosa, indagata per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione.

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Avevano preso il predominio su un lungo tratto dell’asse attrezzato di Frosinone, quello che comincia dalla Montilepini, fino al Carrefour. In quei quattro chilometri potevano prostituirsi solamente le loro donne, tutte giovanissime di età compresa tra i 18 e i 22 anni, tutte rumene e tutte attirate in Italia con la finta promessa di un matrimonio. L’organizzazione sgominata questa mattina dalla Squadra Mobile di Frosinone era composta tutta da rumeni, i quattro in Italia gestivano il giro, quello in Romania, oltre a reinvestire in patria i soldi guadagnati illegalmente in Italia, provvedeva anche a reperire la “merce”. Così chiamavano le ragazze, vere e propri schiave tanto che si ipotizzava di contestare agli indagati non solo il reato di associazione a delinquere finalizzato allo sfruttamento della prostituzione, ma anche quello di riduzione in schiavitù. Le ragazze erano costrette a vivere nelle loro stanze e ad uscire solamente per andare a prostituirsi.

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“L’ordine – ha detto Carlo Bianchi, dirigente della Squadra Mobile di Frosinone – era perentorio, non rincasare se non avessero almeno guadagnato dai 500 ai 700 euro al giorno, pena, percosse senza pietà. D’inverno costrette a esporsi nude sulla strada per attirare clienti, costrette fin anche ad elemosinare dai loro aguzzini un po’ di carbonella per accendere un fuoco e riscaldarsi”. Quando gli affari andavano male a Frosinone, l’organizzazione, in seguito a ricerche di mercato, spostava la “merce” su Cassino. Una sorta di filiale sempre nella zona abituale della prostituzione, quella industriale. Così alle indagini hanno partecipato anche gli agenti della questura di Cassino diretta dal vice questore Cristina Rapetti.

Così è stata fatta pulizia e sono state liberate le donne dando loro una possibilità di vita diversa da quella avuta fino ad oggi.

Ermanno Amedei

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