Federcontribuenti Veneto – La crisi della liquidità e la coscienza sporca delle banche

30 Novembre 2011 0 Di redazione

Da Federcontribuenti Veneto riceviamo e pubblichiamo:
C’è davvero qualcosa che non torna, qualcosa che non funziona, nella rappresentazione che quotidianamente ci proviene dal mondo bancario, su quel che accade di questi tempi, riguardo alla crisi finanziaria ed economica che ha investito il Paese, l’Europa e in generale l’intero mondo occidentale. In particolare quando il discorso va a parare su di loro, sulle banche. Una serie di incongruenze che come minimo andrebbero spiegate, perché i costi di questa crisi, in termini umani e sociali, si stanno facendo sempre più alti. Si sente ripetere spesso: “Le banche sono in crisi di liquidità”. La conseguenza è la difficoltà per esempio ad accedere a finanziamenti per la propria attività economica (cosa praticamente impossibile se si tratta di una start-up, ossia un’impresa appena fondata) o per l’acquisto di una casa da parte di una giovane coppia, a meno che i genitori non firmino loro precise e abbondanti garanzie. Praticamente i mutui sono diventati dei beni di lusso. “C’è crisi di liquidità”, dicono. Ma siamo sicuri che sia vero?

Qualche settimana fa un imprenditore della provincia padovana, al termine di un colloquio presso la filiale della propria banca si è recato presso il suo capannone e ha deciso di farla finita. E’ un evento tragico, che getta nello sconforto famigliari e amici, da trattare con molta delicatezza e rispetto, forse con il silenzio. Ma quel che non si può tacere è che questo genere di episodi stanno avvenendo sempre più spesso. Tutte le associazioni di categoria lo denunciano: “gli imprenditori sono lasciati soli, l’impossibilità di accedere al credito delle banche li sta strangolando!”. Le banche, è chiaro, rispondono: “C’è crisi di liquidità” che è un modo più elegante per dire “i soldi sono pochi e su quelli che prestiamo dobbiamo avere assolute garanzie”. E questo è quanto ci è dato sapere.

Ma noi sappiamo che il denaro di cui possono disporre le banche è dato, praticamente in forma gratuita, dai correntisti che hanno i loro depositi (A proposito, piccola digressione: non lasciamoci ingannare dalle pubblicità che invadono tv, internet, radio, giornali e cartelloni lungo le strade e gli autobus dove le banche, tutte con offerte apparentemente diverse ma in realtà uguali, ti danno il 5%, il 6% ecc. di interesse annui sui depositi. Poi vai a vedere meglio e scopri che l’offerta è valida per i primi 3, 6 mesi e che magari dopo, vale solo per le eccedenze sopra ai dieci mila euro di deposito o altro. E’ solo marketing!). E sappiamo anche che le banche hanno la possibilità di prestarsi denaro tra di loro, attraverso il cosiddetto mercato interbancario, regolato da quello che passa con il nome di tasso EURIBOR, che normalmente è poco superiore al tasso che la BCE applica al denaro che distribuisce. Secondo la logica di mercato, se c’è scarsa liquidità, ossia se c’è poco denaro in giro, per cui alta è la domanda, teoricamente il tasso EURIBOR dovrebbe essere alto, mentre a condizioni inverse, dovrebbe essere basso. Bene: se andassimo a vedere un grafico sull’andamento del tasso EURIBOR degl’ultimi anni vedremmo che dal finire del 2006, ossia grossomodo a quando si è cominciato a presagire l’inizio della crisi, il tasso, da un iniziale 2% circa, ha iniziato una decisa salita fino a raggiungere tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 il suo tetto massimo, ossia quasi il 6%, per poi letteralmente precipitare quasi a zero e viaggiare adesso di nuovo sotto il 2%. Ora, le domande sono: perché nonostante il tasso EURIBOR sia così basso, le banche continuano a fare i loro mutui – come chiunque abbia bisogno di denaro sa bene – a tassi così alti? Perché, visto che se c’è la cosiddetta crisi di liquidità, le banche fra di loro si prestano denaro a un tasso di interesse EURIBOR così basso? E perché quando il tasso EURIBOR era al massimo le banche concedevano prestiti a tassi decisamente più bassi e decisamente più facilmente, rispetto ad adesso?

Sono domande lecite, a cui, temiamo non avremo mai risposta. Quel che appare chiaro è che evidentemente la remunerazione così alta che le banche ottengono a garanzia dei loro prestiti a cittadini e imprese, serve a coprire i costi e le esposizioni che le banche hanno contratto a causa della crisi economica che ha investito un po’ tutti i settori dove hanno concentrato i propri investimenti, a partire dal mercato immobiliare. Probabilmente saranno in difficoltà a causa di una quantità terrificante di crediti inesigibili, di partecipazioni azionarie cadute a picco o chissà che altro. In realtà lo sanno solo loro. Le voci sull’origine e il proseguire di questa crisi sono le più disparate, una specie di cicalio perpetuo e frastornante capace di influire sulle coscienze e i mercati. Ma quel che resta ed è evidente a tutti è che i suoi costi sono stati scaricati sulle spalle di imprese e cittadini e spesso con conseguenze tragiche.