“CassinoArte 2013”: Al teatro romano l’Antigone di Sofocle. Intervista alla regista Vera Cavallaro

13 Luglio 2013 0 Di Felice Pensabene

Andrà in scena questa sera, sperando nella clemenza del tempo, nella suggestiva cornice del teatro romano di Cassino l’Antigone di Sofocle per la regia di Vera Cavallaro.  L’abbiamo incontrata in una pausa delle prove.

Tutto pronto per “Antigone” di questa sera?

“Sì, mesi di prove e nella speranza che il tempo sia clemente, questa sera andremo in scena con un testo impegnativo che ci occupati per molti mesi. Stiamo provando da gennaio, ma il progetto è stato concepito fin dallo scorso settembre, l’alacre impegno profuso da tutti a dare il meglio di sé, l’atmosfera di armonia e cooperazione con cui con cui si è lavorato, saranno l’epilogo dei nostri sforzi questa sera al Teatro romano di Cassino”.

Ci parli di questo testo impegnativo, quali sono i motivi conduttori dello spettacolo che va in scena questa sera?

“L’Antigone di Sofocle, come tutti i miti greci, è un testo eterno: al di là del fluire temporale continua a porre domande, tentando di fornire risposte, ai grandi interrogativi esistenziali, quelli che investono l’esserci dell’uomo, la sua collocazione nel mondo, il senso e le finalità dell’Essere”.

 Quali differenze lo caratterizzano rispetto a Shahrazàd che ha portato in cena lo scorso anno?

“Shahrazàd è uno spettacolo multiperformativo, ha costituito una riflessione sul Destino della donna, un gioco di specchi e di rimandi tra Oriente e Occidente sottolineato da varie discipline artistiche, come la pittura di Margherita Fascione, la mia e di tutti gli attori. L’Antigone è legato ad un plurimo filo conduttore con il precedente spettacolo, questa edizione dell’Antigone di Sofocle è un’edizione il più fedele possibile al testo originale nei vari episodi, con variazioni sul tema solo in alcuni stasimi, che verranno arricchiti da momenti di grande impatto visivo e auditivo: intermezzi musicali e lirici, espressivi movimenti di danza, suggestive pitture e scenografie. L’inserzione di spazi ‘ludici’ all’interno della tragedia, comunque in linea con il suo registro elevato, si propone non solo di avvicinare, in nome del miscere utile dulci di oraziana memoria, il pubblico più pigro a una rappresentazione di per sé ostica, ma soprattutto di ricreare, amplificandolo, il senso del tragico, concepito quale alternanza di apollineo e dionisiaco, di quelle energie vitali in perenne opposizione dialettica che Nietzsche attribuiva allo spirito greco”.

 Ma chi è Antigone secondo la regista Vera Cavallaro,  quali contenuti è in grado di esprimere oggi che possano essere avvertiti come attuali o attualizzabili?

“Antigone è l’eroina che ha inteso obbedire non alle leggi scritte degli uomini, ma a quelle mai scritte eppure indistruttibili dettate dalla natura e dalla coscienza, è l’eroina che lotta per l’affermazione della libertà dell’individuo, negando che possa annullarsi in un autocratico senso di Giustizia; è l’eroina che, a differenza di Shahrazàd, ha osato sfidare e disobbedire ad un uomo, non ha negoziato la propria libertà, non è scesa a compromessi, ma ha preso una decisione scaturita dallo strato più profondo della sua natura individuale, anche a costo della propria vita”.

 Un orizzonte in cui le donne sono destinate a soccombere a causa dell’ingiustizia del potere maschile, che da sempre ne limita la libertà e le relega in una condizione di subalternità?

“Antigone mostra la propria determinazione, provando a riaffermare la propria dignità di donna avente uguali diritti a quelli degli uomini. Pertanto, la sua ribellione si rivolge non solo contro un’ingiusta Legge sancita dai mortali, ma soprattutto contro quella stabilita da un uomo in particolare, che è sì il suo tutore, ma anche il suo carnefice. Contesterà infatti punto per punto le posizioni di Creonte, esercitando quel diritto così caro ai cittadini greci, l’ «uguaglianza nel diritto di parola», anche a costo di contravvenire alle norme del clan familiare che vogliono una donna del tutto sottomessa all’autorità degli uomini.

 Due figure di donne ritroviamo in questa tragedia di Sofocle che si contrappongono?

“Sì, Ismene, sorella di Antigone, pur avendo subito le sue stesse vicissitudini, reagirà diversamente, mostrando invece rassegnazione e supina accettazione nei confronti della Necessità di un Destino a cui le donne, secondo le sue convinzioni, non possono sottrarsi. Ismene, rappresenta quella parte del mondo femminile che riflette ancora oggi la condizione femminile in varie parti del mondo e il suo percorso incompiuto, mentre Antigone sembrerebbe tracciare un percorso, indicare un cammino, rivolgere un invito a una visione del mondo meno sessista, in cui le donne possano ambire a diritti sacrosanti e inalienabili ”.

Quale messaggio al mondo, non solo femminile, viene evidenziato da questa tragedia con la rappresentazione di questa sera?

“Un pensiero democratico contro il pensiero unico, etica individuale contro quella di Stato, e ancora, tra individuo e Destino, tra libertà e autorità, tra universo maschile e archetipi femminili. Molteplici i rapporti dialettici che si muovono all’orizzonte della tragedia sofoclea, e che sono da considerarsi una costante nella storia dell’uomo occidentale, tali che, a duemila anni di distanza, sono sentiti più vivi che mai”.

Un testo molto impegnativo, non c’è dubbio, che le coreografie, la musica e le pitture, la suggestiva cornice del teatro romano e le performance di Vera Cavallaro, Margherita Fascione e del cast  sapranno regalare ai cittadini di Cassino un’intensa serata di cultura e magia indiscussa!

F. Pensabene

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