La trappola del Talvera a Bolzano, il comandante dei vigili del fuoco: “ok a rinfrescarsi i piedi ma mai fidarsi”

La trappola del Talvera a Bolzano, il comandante dei vigili del fuoco: “ok a rinfrescarsi i piedi ma mai fidarsi”

27 Agosto 2025 0 Di redazione

Bolzano – Con le sue acque fresche, cristalline e soprattutto basse, il torrente Talvera a Bolzano, trae in inganno chi è in cerca di refrigerio dalla calura estiva trasformandosi in una pericolosa trappola.

Lo sanno bene i due giovani che, qualche pomeriggio fa, sono stati portati in salvo, in un caso da vigili del fuoco con un gommone e, in un secondo caso, strappati dalla furia dell’acqua da alcuni passanti.

“Mediamente, ogni estate, effettuiamo tra i 10 e i 15 interventi di questo genere” dichiara Florian Alber, il comandante del corpo permanente dei vigili del fuoco di Bolzano. Il torrente, d’estate, porta poca acqua “e diventa una tentazione per la gente in cerca di refrigerio – continua il comandante dei pompieri -. Solitamente è profondo 10-15 centimetri e si attraversa facilmente. Ci sono, però, due condizioni che portano ad un brusco cambiamento della condizione.

La prima è dettata dalla vicinanza della centrale idroelettrica di Sant’Antonio la quale, quando entra in servizio, genera un innalzamento idrico di 30 o 40 centimetri. La seconda condizione è legata a fattori naturali come può essere un nubifragio in Val Sarentino, a monte del parco del Talvera, che causa ugualmente un forte e repentino innalzamento del livello idrico del torrente. Chi si è fidato ad entrare nell’alveo, magari per sedersi su una grossa pietra o su qualche isolotto, si ritrova con l’acqua alle ginocchia, con una forte corrente e l’impossibilità di tornare a riva a causa del fondale fatto di sassi scivolosi che lo rendono tutt’altro che calpestabile”.

Se si inciampa e si cade, si rischia di essere trascinato via dalla corrente come stava accadendo alla ragazza giovedì pomeriggio.

“Un rischio che è segnalato dai cartelli lungo la riva del corso d’acqua”. Il consiglio, quindi, “è di non farsi ingannare dall’acqua bassa. Non possiamo dire alla gente di stare lontani dall’acqua, ma possiamo consigliare di non andare oltre un passo dalla riva, bagnarsi i piedi, ma senza farsi tentare scegliendo di sedersi su un grosso sasso lontano dalla riva”.

Il Talvera non è l’unico corso d’acqua che attraversa Bolzano. Ci sono anche i più grossi Isarco e Adige, ma è il torrente che crea più problemi in questo senso. “Problemi simili li abbiamo a Lana sul greto del Valsura, un altro torrente che ha le stesse caratteristiche del Talvera. Anche lì siamo intervenuti un paio di volte per portare in salvo persone”.

Sicuramente la diffusione della notizia dell’episodi di giovedì “farà mantenere alta l’attenzione per un certo periodo – dice Alber – ma la gente tende a dimenticare e dopo un po’ torna a rischiare”. Ma i vigili del fuoco oltre a consigliare prudenza “invitiamo anche a non aver timore di chiamare. Se ci si trova in difficoltà non esitare a chiedere aiuto al numero di emergenza. Noi interveniamo non per rimproverare ma per salvare le persone”.

Ermanno Amedei

„Die Falle Talfer in Bozen: Feuerwehrkommandant warnt – „Füße kühlen ist okay, aber niemals blind vertrauen“

Bozen – Mit seinem klaren, kühlen und scheinbar seichten Wasser wirkt der Talferbach in Bozen auf viele wie eine willkommene Erfrischung in der Sommerhitze. Doch der Schein trügt: Der Bach kann schnell zu einer gefährlichen Falle werden.

Das mussten kürzlich zwei junge Menschen am eigenen Leib erfahren. Einer von ihnen wurde von der Feuerwehr mit einem Schlauchboot in Sicherheit gebracht, die andere Person von Passanten aus der Strömung gerettet.

„Im Durchschnitt leisten wir jeden Sommer zwischen zehn und fünfzehn Einsätze dieser Art“, erklärt Florian Alber, Kommandant der Berufsfeuerwehr Bozen. „Der Bach führt im Sommer wenig Wasser und wirkt harmlos – meist ist er nur zehn bis fünfzehn Zentimeter tief und leicht zu durchqueren. Doch es gibt zwei Faktoren, die die Situation schlagartig ändern können.“

Zum einen liegt oberhalb die Wasserkraftanlage von St. Anton: Wenn sie in Betrieb geht, steigt der Wasserspiegel plötzlich um 30 bis 40 Zentimeter. Zum anderen können starke Regenfälle, etwa im Sarntal, den Pegel innerhalb kürzester Zeit ansteigen lassen. Wer sich dann auf einem Stein oder einer kleinen Insel im Bachbett aufhält, findet sich plötzlich mit Wasser bis zu den Knien wieder – dazu eine starke Strömung und ein rutschiger Kieselgrund, der die Rückkehr ans Ufer unmöglich macht. „Stürzt man, droht man von der Strömung mitgerissen zu werden – so wie es am Donnerstagnachmittag beinahe einem jungen Mädchen passiert wäre“, so Alber.

Auf die Gefahr weisen auch Schilder entlang des Ufers hin. Der Rat der Feuerwehr lautet daher: „Nicht vom niedrigen Wasser täuschen lassen. Wir können den Menschen nicht verbieten, ins Wasser zu gehen – aber wir raten dringend, höchstens einen Schritt vom Ufer zu wagen, die Füße zu kühlen, ohne sich von scheinbar sicheren Steinen mitten im Bach verführen zu lassen.“

Der Talferbach ist zwar nicht das einzige Gewässer, das Bozen durchzieht – auch Etsch und Eisack fließen hier –, doch er sorgt für die meisten Einsätze. „Ähnliche Probleme kennen wir vom Valschauerbach in Lana, auch dort mussten wir schon mehrmals Menschen retten“, so Alber.

Nach dem Vorfall am Donnerstag sei die Aufmerksamkeit in der Bevölkerung zwar kurzfristig hoch. „Doch die Erfahrung zeigt: Nach einiger Zeit kehren viele zu riskantem Verhalten zurück. Darum appellieren wir nicht nur an die Vorsicht, sondern auch daran, keine Angst zu haben, im Notfall den Notruf zu wählen. Wir sind nicht da, um jemanden zu tadeln – sondern um Leben zu retten.“

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