Le Fiamme Gialle sequestrano beni per 250 mila euro a un noto imprenditore di Casal di Principe

11 Febbraio 2010 0 Di Felice Pensabene

Nell’ambito del contrasto alle organizzazioni criminali, di costante attualità e già avviato da tempo, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, assesta l’ennesimo duro colpo alla criminalità organizzata, in un contesto martoriato dagli interessi illeciti dei clan malavitosi. In particolare, le Fiamme Gialle della Tenenza di Mondragone hanno apposto i sigilli a beni immobili e mobili per un valore complessivo ammontante ad oltre 250.000,00 euro, in esecuzione del provvedimento di sequestro emanato dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. La misura restrittiva riguarda specificatamente un immobile sito in Minturno (LT), due terreni in Cancello Arnone e un’autovettura di grossa cilindrata che all’atto del sequestro è stata rinvenuta in Grazzanise. La Guardia di Finanza ha assicurato l’assistenza all’amministratore dei beni sequestrati nominato dal Tribunale ed ai competenti ufficiali giudiziari, con l’impiego di propri uomini e mezzi. Si tratta dunque di un estensione della nota operazione “ Strike” messa a segno lo scorso mese di dicembre, allorquando i finanzieri di Mondragone diedero esecuzione al provvedimento di sequestro di beni disposto dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su proposta avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Napoli, in danno di un noto imprenditore casalese, D. G., operante nel settore della distribuzione del gas, nei cui confronti sono stati emessi nel tempo plurimi provvedimenti giurisdizionali (sentenze ed ordinanze applicative di misure cautelari coercitive). Complessa ed articolata l’intera vicenda giudiziaria riguardante l’imprenditore di Casal di Principe, nei cui confronti sono state disposte la misura della custodia cautelare in carcere, in ordine ai reati di estorsione aggravata in danno di V. G., O. M. ed O. S., nonché di illecita concorrenza con minaccia o violenza aggravata perché, in concorso con S. G., compivano nella zona di Mondragone e limitrofe atti finalizzati ad instaurare un regime monopolistico del settore commerciale della distribuzione del gas. Il G.I.P. di Napoli, già nel 2007, ordinava l’irrogazione nei confronti del citato imprenditore della custodia inframuraria per essersi reso responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa, commessa sempre in Mondragone e zone limitrofe fino al 2005. In particolare, veniva contestato al predetto D. G. il ruolo da questo ricoperto quale percettore di tangenti per conto del clan LA TORRE versate mensilmente dalla ECO4 S.p.A. alla comprovata partecipazione, le condotte di concorrenza violenta realizzata avvalendosi della forza di intimidazione promanante dal gruppo criminale di zona, l’aver svolto attività di protezione in favore dei soggetti assunti presso la ECO4 su imposizione o, comunque, tramite l’intervento di soggetti legati al clan, l’ausilio offerto alla citata società al fine di consentirle l’ottenimento della certificazione antimafia, il contributo consapevole fornito allo sviluppo di un’ulteriore azione estorsiva posta in essere dal clan LA TORRE ai danni di O. M., nonché la circostanza che egli avesse consentito di utilizzare i locali di un’impresa nella sua disponibilità quale luogo di ricovero dei latitanti F. G. e C. E. e di aver consentito l’occultamento delle armi in uso a questi, come acclarato dalla P.G. che, proprio in quel luogo, traeva in arresto i due e vi rinveniva anche numerose armi da fuoco. Nel gennaio 2008, D. G. veniva colpito da un’ulteriore ordinanza, con cui il G.I.P. di Napoli applicava nei confronti dello stesso la misura degli arresti domiciliari in ordine ai delitti di estorsione continuata perché, in concorso con esponenti del clan camorristico LA TORRE, al fine di agevolare detta compagine criminale, costringeva L. A. e L. L. al versamento periodico di una tangente. Inoltre, il predetto si rendeva responsabile di tentata estorsione aggravata perché, con minaccia metodologicamente mafiosa, cercava di costringere O. M., amministratore di fatto della ECO4, a versare periodicamente del denaro destinato inizialmente a pagare tangenti al clan dei “MUZZONI”, operante nella limitrofa area di Sessa Aurunca. Lo stesso G.I.P., in data 28 gennaio 2008, disponeva nei confronti di D. G. un’ulteriore misura degli arresti domiciliari in riferimento al delitto di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo camorristico, operato mediante il sistematico riciclaggio dei proventi di attività illecite e la messa a disposizione delle proprie strutture aziendali. Nel marzo 2008, per i fatti di cui sopra, veniva disposto il rinvio a giudizio del D. G. ed il 23 marzo 2009 il G.U.P. di Napoli dichiarava lo stesso colpevole dei reati ascrittogli, condannandolo alla pena di anni cinque di reclusione. Nel mese di luglio 2008, inoltre, il G.I.P. presso la Procura della Repubblica di Roma applicava nei confronti di D. G. la custodia cautelare in carcere per concorso in tentativo di riciclaggio aggravato, in ordine alla nota vicenda relativa al finanziamento offerto alla società calcistica Lazio S.p.A., provvedimento questo prima annullato dal Giudice del Riesame del Tribunale di Roma e poi confermato dalla Corte di Cassazione.A settembre 2009, il G.I.P. di Napoli applicava nei confronti di D. G. la misura della custodia in carcere in ordine al delitto di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo camorristico aggravata e corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, ordinando il sequestro preventivo dei beni riferibili al predetto, successivamente dissequestrati per ordine del Tribunale del Riesame. Lo scorso mese di dicembre 2009, infine, in ossequio alle precipue finalità di prevenzione dettate dal legislatore antimafia, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, a seguito dell’analisi della documentazione prodotta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Napoli, ritenendo sussistere in capo al D. G. sufficienti indizi di appartenenza a contesti malavitosi associativi, tuttora attivi e pericolosi, disponeva nuovamente il sequestro, in danno del medesimo, di 36 terreni, 8 fabbricati, 1 locale adibito a negozio, 1 immobile in costruzione, 6 società a responsabilità limitata operanti nel settore della commercializzazione del gas, comprendendo la  totalità delle quote, del complesso aziendale e del patrimonio, capitali e beni di una società con sede in Salerno, disponibilità finanziare, 10 conti correnti, nonché autovetture di grossa cilindrata.  All’epoca le regioni interessate all’esecuzione del provvedimento furono  la Campania (provincia di Napoli, Salerno, Caserta, Avellino e Benevento), il Lazio (provincia di Roma, Latina e Frosinone), la Calabria (provincia di Cosenza ) ed il Molise (provincia di Isernia). Il valore complessivo stimato dei beni sottoposti a sequestro ammontava  a circa 40 milioni di euro. Con l’intervento di ieri si sono aggiunti altri 250.000,00 euro a conferma del serio intento dell’apparato istituzionale operante in Terra di Lavoro, alla luce degli ultimi famigerati eventi di sangue.