Equitalia abbandona la Sardegna ma il sistema di riscossione no. Che vittoria è?

1 Dicembre 2011 0 Di redazione

Dall’ufficio stampa Federcontribuenti riceviamo e pubblichiamo:
La Sardegna esulta credendo di aver vinto la battaglia contro Equitalia. Un grave caso di disinformazione mista alla volontà di lasciar credere che si tratti di una conquista sociale e non di un decreto legge.
La verità è che dal 1° gennaio 2012, secondo il decreto Sviluppo, Equitalia «cessa le attività» di riscossione spontanea e coattiva nei confronti di Comuni e partecipate. Il decreto prevede la possibilità per gli enti di creare società ad hoc per le entrate in virtù del federalismo fiscale.
Cosa significa? Significa che non cambierà la sostanza, il sistema vessatorio, l’applicazione di anatocismo sulle cartelle esattoriali, ma soltanto il nome dell’agenzia che attuerà gli stessi sistemi di Equitalia e autorizzati dal governo nazionale.
La legge nazionale in materia di riscossione non ha subito modifiche e abbiamo il dovere di informare il popolo sardo e tutti gli altri cittadini di Italia. Il rischio reale e che ci troveremo con un moltiplicarsi di enti che comunque agiranno con gli stessi criteri oltre al fatto che sono a rischio centinaia di processi contro la stessa Equitalia per il passaggio di consegna. I sardi avrebbero vinto solo nel caso il parlamento avesse votato una moratoria cosa che non è avvenuta. Invitiamo il popolo sardo a non abbassare la guardia. Senza una riforma sul sistema di riscossione con regole nuove e di tutela dei contribuenti annullando gli aggi, stabilendo una sanzione omnicomprensiva anche degli interessi, dando le possibilità di rateizzazioni commisurate al reddito di ogn’uno, rendendo indipendente dal ministero dell’Economia la tributaria, non potremmo mai dirci vittoriosi.
Il codice civile non trova spazio nelle misure governative e i diritti dei cittadini rimangano un sogno stravolto dalla normativa.
Una struttura organizzativa rivoluzionata quella di Equitalia: una holding, tre società d’area (nord, centro e sud Italia). Questa rivoluzione come si sposa con un’operazione federalista? Tutto rimane nelle mani dello Stato e del governo nazionale.
Uno spazio di relazione con le parti sociali lo riteniamo necessario e deve essere previsto con legge, visto che rappresentiamo la maggioranza dei contribuenti. Ci aspettiamo che da chi comanda arrivino parole di tutela e di incoraggiamento e che la si smetta di rappresentare solo interessi economici o politici.