L’inno all’ammazzamento: la caccia

L’inno all’ammazzamento: la caccia

15 Ottobre 2018 0 Di redazione

ATTUALITA’ – Nei giorni scorsi si è riaperta la caccia in tutto il Paese. La caccia! Oggi ancora si ufficializza e promuove l’ammazzamento degli animali!  Eppure gli animali stanno vertiginosamente scomparendo: non poche varietà sono ormai estinte, altre visibili solo nelle zone protette, i mari si stanno svuotando e, al contrario, riempiendo di plastica e di immondizia: pure il cielo sta ammutolendo. Eppure ancora si spara agli animali, per divertimento, per sadismo: in Italia ne sono oltre mezzo milione con licenza di sparare! e nel periodo degli ammazzamenti – che da noi, parrebbe, è il più lungo d’Europa – le associazioni di protezione degli animali hanno calcolato che le povere prede impallinate sono oltre quattrocento milioni!!!  ivi comprese le specie protette che delinquenti o superficiali cacciatori non temono di colpire: una cifra dunque criminale e perfino suicida. Risibile ascoltare il cacciatore assassino di uccelli e di innocui pernici o tordi sostenere che lui è un ‘medico della natura’, che lui ‘protegge’ la natura! Nella storia della umanità i cosiddetti cacciatori assieme ai  tagliatori di piante e ai turpi bracconieri  non hanno mai goduto di considerazione. Perfino nel Vecchio testamento il Padreterno trova l’occasione per raccomandare al Popolo Eletto di rispettare gli alberi e di non abbatterli senza plausibili motivazioni e altresì di aver rispetto degli animali: ben nota la sua raccomandazione: “al bue che trebbia non mettere la museruola!” ; per proteggere le foreste i romani s’inventarono i boschi sacri, per gli antichi Egizi gli animali erano sacri e nello stato pontificio quasi si mandavano a morte coloro che cacciavano o pescavano di frodo nelle paludi pontine. Oggi tutto contribuisce alla estinzione: la cementificazione selvaggia che toglie loro lo spazio vitale, gli incendi ricorrenti quasi tutti dolosi e impuniti  che tutto distruggono non solo le piante,  i concimi e altre sostanze chimiche che si impiegano nell’agricoltura, il capitalista che, corrotti i governanti, distrugge ed annienta la natura per proprio interesse, il traffico stradale che fa strage quotidiana di cani, di gatti, di ricci: i rospi e ramarri sono ormai stati eliminati totalmente, così le lucciole di pasoliniana memoria. A tali calamità, che poi ricadono sulla qualità della vita di tutti, si aggiungano quelle famiglie sciagurate e perverse che abbandonano i poveri cani sulle strade e quelle orribili e distorsive  pubblicità televisive che  decantano,  a mio avviso criminalmente,  la bontà e perfino la normalità della uccisione del ‘polletto’ o del ‘galletto’ o del ‘tonno’ o l’esaltazione della carne dai ‘pascoli naturali italiani’: è una scuola all’ammazzamento, alla banalizzazione  dell’omicidio!  Quali terribili ammaestramenti! E uno dei risultati della strage ufficializzata e legalizzata è che, tra il tanto altro, gli equilibri naturali sono stati sconvolti e quindi affianco alla sparizione di certe specie, per esempio lupi e uccelli rapaci, aumentano cinghiali e serpenti che ormai quasi entrano nelle case. Le vittime, come sempre, sono la gente comune. E naturalmente a questo punto si toccano i soldi, la moneta: si immagina quante cartucce e pallini vengono consumati nel periodo venatorio? Quanti fucili ultimo modello venduti? Quanti elementi di abbigliamento? Cifre enormi: si rammenti: 570 mila licenze venatorie!  E allora ecco le lobby e le consorterie dei venditori di armi, ecco che i rappresentanti del popolo al Parlamento cambiano casacca e si trasformano in sensali e paladini degli armaioli e dei fabbricanti  di pallini e cartucce e altresì tutori dei cacciatori: è la moneta che muove tutti! Gente fortunata in verità, perché i cittadini, purtroppo, anche in questo triste frangente, non vedono, non sentono, non si avvedono che le vittime presenti e ancora più in futuro, sono loro stessi.

E’ erroneo e falso luogo comune che la umanità alle origini vivesse di caccia: non è mai stato scientificamente il caso in quanto l’uomo, per natura, si è sempre adoperato nella sua storia per procacciarsi da vivere ma col lavoro e mai con la caccia sistematica e programmata: la caccia era una emergenza. Ecco perché era, ed è ancora, considerata quasi normale e naturale di pochi individui e di nullafacenti. Non vogliamo ricordare quanto la storia e la cronaca tramandano:  i romani che furono i maggiori sterminatori di bestie feroci per puro sollazzo, le scene di caccia coi falconieri nel medioevo per divertimento dei latifondisti e sfruttatori, la soluzione finale di bisonti e castori in America, le istrionesche messeinscena degli inglesi con gli elefanti a caccia della tigre nell’India colonizzata, le ridicole scene di caccia alla volpe dovunque in Europa che erano divenute delle vere e proprie esposizioni di moda ed esibizioni di abiti, scarpe, ecc.:  quale spettacolo assistere a questi figurini e damerini tutti così ben agghindati e andare alla caccia, di che cosa? Di una volpe! Stanarla ed eliminarla con l’aiuto di decine di cani era un atto di eroismo! Ridicole e insensate sceneggiate, quale quelle di oggi rappresentate dai cacciatori nei loro vistosi paludamenti, autorizzati ad impallinare uccelli nel cielo o inermi lepri e fagiani, per puro diletto, non avendo nulla di meglio e di più stimolante e intelligente da fare! E quale spettacolo, quando alla fine della giornata li vedi, orgogliosi e gratificati, coi loro trofei in mano di innocui animali assassinati! Il colmo della farneticazione è assistere al fatto che, per soldi, pagliacci col fucile in mano, in certi paesi africani vengono autorizzati ad ammazzare leoni, giraffe, tigri, elefanti per farne trofei nelle proprie oscene abitazioni, tanto che si calcola che, tra le dita di una mano di anni, tale fauna scomparirà dalla circolazione: al loro posto vedremo solo bipedi che, al contrario, aumentano inesorabilmente.

di Michele Santulli