Le mura poligonali scomparse sotto la vegetazione

15 Giugno 2009 0 Di redazione

La storia dimenticata sotto spine, rovi ed erbacce. Sono le mura poligonali di Atina meta, ne giorni scorsi, di una passeggiata archeologica di alcuni ragazzi. Giunti sul posto, in località Santo Stefano, quasi non le trovavano coperte come erano dalla vegetazione spontanea. Di ritorno da quella passeggiata, alcuni del gruppo hanno scritto una lettera e l’hanno inviata alla redazione de Il Punto a Mezzogiorno: “Mentre nelle stanze della politica si decidono i fondi da destinare ai progetti dei Grandi Attrattori Culturali su tutto il territorio regionale, i cittadini si ritrovano, come sempre, a costatare lo stato di abbandono dei beni archeologici e monumentali dei loro comuni. Così, mentre assessori e sindaci si affrettano a sfoderare i migliori progetti, come scheletri negli armadi degli uffici, per approfittare degli ultimi fondi messi a disposizione dall’Assessorato dei Beni Culturali della Regione, capita che un gruppo di ragazzi organizza una passeggiata archeologica sulla collina di Santo Stefano, Comune di Atina, e con fatica riesce ad ammirare le mura poligonali, oggetto delle auspicate opere di riqualificazione, tante sono le erbacce e le spine che ostacolano il passaggio e la vista. Non è facile fare i conti con la storia, non è facile tenerla in vita e riuscire ad esserne orgogliosi, eppure sembra così facile, in alcuni ambienti, fare discorsi di conservazione, tutela, valorizzazione dei beni culturali, senza sapere nemmeno dove si trovano e in che stato vigono, ormai da anni. È il caso di Atina, uno dei comuni interessati al progetto regionale, che permetterà il miglioramento delle condizioni di fruibilità delle mura poligonali, essendo queste meravigliosamente conservate sul territorio della Collina di Santo Stefano e Valle Giordana, poco conosciute dai flussi turistici abituali, ma molto apprezzate dagli archeologi che le considerano opere di grande ingegneria urbanistica e militare, per un’epoca, IV e V sec. a.C., in cui i popoli vivevano di pastorizia e caccia, contando solo sulla benevolenza degli dei e sulla prosperità del terreno. Mura imponenti, megalitiche, mai vinte dagli attacchi romani, dalle guerre medievali, né da quelle moderne, sfiorate appena dalle scosse sismiche dell’ultimo secolo, eppure trascurate senza ritegno dalle amministrazioni pubbliche di oggi, che pretendono di fare cultura con i conti, senza voler mai davvero fare i conti con la cultura”.