Regionali 2010 / Mario Abbruzzese interviene sulla questione del Piano provinciale caccia “

19 Febbraio 2010 0 Di Felice Pensabene

“Le problematiche che attanagliano “i seguaci di Diana” sono molteplici e complesse. I cacciatori frusinati sono penalizzati da tutta una serie di fattori, legati ad eventi naturali, ma anche alle attività dell’uomo e al progresso. Bonifiche, sfruttamenti idroelettrici, ampliamento delle reti stradali, traffico automobilistico intenso, colture intensive e abbandono delle coltivazioni in collina e in zone montane, concorrono inevitabilmente a rendere sempre più difficile la vita di chi si dedica all’attività venatoria in Provincia di Frosinone”. Questo il commento di Mario Abbruzzese, candidato per il rinnovo del Consiglio regionale del Lazio, a margine di un incontro avuto nei giorni scorsi con le associazioni dei cacciatori del territorio. “Negli ultimi dieci anni le aziende faunistico-venatorie nella nostra zona sono cresciute in maniera esponenziale, ma sono costrette a “correre”, senza soluzione di continuità, su tutto l’arco pre-appenninico di cui fanno parte Comuni come Vallerotonda, Terelle, Casalattico, Acquafondata, Viticuso ecc.. Le aziende in questione, teoricamente, nascono senza scopo di lucro – ha detto l’esponente politico del Popolo della Libertà – con prevalenti finalità naturalistiche e faunistiche, rispettano programmi di conservazione e ripristino ambientale. Ma in realtà le cose vanno in maniera diversa. I terreni occupati qualche anno fa erano senza ombra di dubbio le migliori aree faunistiche, coltivati e ricchi di selvaggina stanziale autoctona, come ad esempio la coturnice, la starna e la lepre. Ma oggi non è più così. E’ stata fatta “terra bruciata” perché la quasi totalità degli appezzamenti non vengono più lavorati come una volta, oppure vengono adibiti a piante foraggere e, dove sono presenti, vengono utilizzati per il pascolo di animali di allevamento. A questo si aggiunge la quasi impossibilità di riuscire a capire quale sia il territorio facente parte delle aziende perché spesso la tabellazione non risulta regolare. Le quote per i residenti sono molto accessibili. Mentre per i non residenti anche dei comuni limitrofi le cose cambiano notevolmente, anche se la giunta provinciale ha stabilito che la quota di iscrizione deve essere uguale per tutti, sia residenti che non e che vi sia una percentuale del 40%  da destinare ai non residenti. Tale situazione – ha continuato Abbruzzese – oltre a creare, da diversi anni, un malcontento tra i cacciatori, ha generato anche forti attriti fra coloro che esercitano attività venatoria all’interno delle aziende e quelli che invece cacciano in territorio libero. Per tutti questi motivi è arrivato il momento mettere mano al Piano faunistico provinciale, con la rivisitazione dei confini dei due Atc (Ambiti territoriali di caccia), mediante un taglio non in senso longitudinale ma prevalentemente latitudinale. Ed ancora, provvedendo al ripristino della percentuale destinata alla creazione di Afv (Aziende faunistico venatorie) riportandola dal 12 all’8%, e delle Aatv (Aziende faunistico venatorie ed agrituristico venatorie) dal 2 al 6%. Urge innanzitutto una verifica attenta sull’operato delle aziende faunistiche venatorie – ha concluso il candidato del Pdl – magari inserendo un rappresentante degli Atc all’interno del Ctfvp (Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Provinciale) in modo da avere una concertazione fra Provincia e Ambiti territoriali”.

Abbruzzese interviene sulla questione del Piano provinciale caccia

“Le problematiche che attanagliano “i seguaci di Diana” sono molteplici e complesse. I cacciatori frusinati sono penalizzati da tutta una serie di fattori, legati ad eventi naturali, ma anche alle attività dell’uomo e al progresso. Bonifiche, sfruttamenti idroelettrici, ampliamento delle reti stradali, traffico automobilistico intenso, colture intensive e abbandono delle coltivazioni in collina e in zone montane, concorrono inevitabilmente a rendere sempre più difficile la vita di chi si dedica all’attività venatoria in Provincia di Frosinone”. Questo il commento di Mario Abbruzzese, candidato per il rinnovo del Consiglio regionale del Lazio, a margine di un incontro avuto nei giorni scorsi con le associazioni dei cacciatori del territorio. “Negli ultimi dieci anni le aziende faunistico-venatorie nella nostra zona sono cresciute in maniera esponenziale, ma sono costrette a “correre”, senza soluzione di continuità, su tutto l’arco pre-appenninico di cui fanno parte Comuni come Vallerotonda, Terelle, Casalattico, Acquafondata, Viticuso ecc.. Le aziende in questione, teoricamente, nascono senza scopo di lucro – ha detto l’esponente politico del Popolo della Libertà – con prevalenti finalità naturalistiche e faunistiche, rispettano programmi di conservazione e ripristino ambientale. Ma in realtà le cose vanno in maniera diversa. I terreni occupati qualche anno fa erano senza ombra di dubbio le migliori aree faunistiche, coltivati e ricchi di selvaggina stanziale autoctona, come ad esempio la coturnice, la starna e la lepre. Ma oggi non è più così. E’ stata fatta “terra bruciata” perché la quasi totalità degli appezzamenti non vengono più lavorati come una volta, oppure vengono adibiti a piante foraggere e, dove sono presenti, vengono utilizzati per il pascolo di animali di allevamento. A questo si aggiunge la quasi impossibilità di riuscire a capire quale sia il territorio facente parte delle aziende perché spesso la tabellazione non risulta regolare. Le quote per i residenti sono molto accessibili. Mentre per i non residenti anche dei comuni limitrofi le cose cambiano notevolmente, anche se la giunta provinciale ha stabilito che la quota di iscrizione deve essere uguale per tutti, sia residenti che non e che vi sia una percentuale del 40%  da destinare ai non residenti. Tale situazione – ha continuato Abbruzzese – oltre a creare, da diversi anni, un malcontento tra i cacciatori, ha generato anche forti attriti fra coloro che esercitano attività venatoria all’interno delle aziende e quelli che invece cacciano in territorio libero. Per tutti questi motivi è arrivato il momento mettere mano al Piano faunistico provinciale, con la rivisitazione dei confini dei due Atc (Ambiti territoriali di caccia), mediante un taglio non in senso longitudinale ma prevalentemente latitudinale. Ed ancora, provvedendo al ripristino della percentuale destinata alla creazione di Afv (Aziende faunistico venatorie) riportandola dal 12 all’8%, e delle Aatv (Aziende faunistico venatorie ed agrituristico venatorie) dal 2 al 6%. Urge innanzitutto una verifica attenta sull’operato delle aziende faunistiche venatorie – ha concluso il candidato del Pdl – magari inserendo un rappresentante degli Atc all’interno del Ctfvp (Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Provinciale) in modo da avere una concertazione fra Provincia e Ambiti territoriali”.